Magnetoscopia: meglio usare le polveri a contrasto o i prodotti fluorescenti?

La magnetoscopia è un metodo non distruttivo di ispezione utilizzato per rilevare crepe, difetti o discontinuità nelle parti magnetiche di un componente. Si basa (come spiegato al link https://www.deltaflux.it/magnetoscopia/ ) sull’applicazione di un campo magnetico, che permette di evidenziare le discontinuità superficiali grazie all’adesione di apposite polveri magnetiche. Ma quale tipo di prodotto è meglio utilizzare per questo tipo di controlli, dei due disponibili sul mercato: le polveri a contrasto o i prodotti fluorescenti? Questo articolo esplorerà entrambi i metodi.

Polveri a contrasto nella magnetoscopia

Le polveri a contrasto, costituite da particelle ferromagnetiche sottili, sono concepite per essere impiegate in condizioni di buona illuminazione. Come dicevamo, queste particelle tendono ad attaccarsi alle aree dove, immergendo il pezzo in un campo magnetico, questo risulti interrotto; questo accumulo di particelle va quindi ad evidenziare il difetto strutturale.

Per aiutare l’operatore nel riconoscerle, queste polveri sono spesso colorate in modo vivo, (da cui il nome di “polveri a contrasto”), e i difetti che evidenziano diventano così riscontrabili ad occhio nudo; purtroppo però, come accennavamo, per essere viste richiedono una buona illuminazione ambientale, e la loro riconoscibilità cala drasticamente sulle superfici molto complesse o con difetti molto piccoli oppure profondi.

Prodotti fluorescenti nella magnetoscopia

Anche i prodotti fluorescenti utilizzati nella magnetoscopia sono particelle magnetiche, ma in questo caso la polvere è stata sottoposta ad un trattamento che la rende, appunto, fluorescente quando illuminata da luce ultravioletta. Dal punto di vista del funzionamento, queste polveri sono identiche a quelle a contrasto: all’interno di un campo magnetico, vanno a disporsi lungo le discontinuità. La differenza nasce nel riconoscimento dei difetti: per visualizzare gli accumuli di prodotto, infatti, si impiega un’apposita lampada UV, che fa brillare le particelle depositate ed evidenzia le cricche e le discontinuità anche in condizioni di illuminazione che sarebbe insufficiente per le polveri a contrasto.

Sicuramente i prodotti fluorescenti permettono di notare difetti più piccoli, e nascosti più in profondità, rispetto alle polveri a contrasti, e non presentano le stesse difficoltà sulle superfici grandi o complesse. D’altro canto sono di utilizzo sicuramente più complesso, dato che richiedono attrezzature specifiche, come le lampade di Wood a raggi ultravioletti e gli appositi occhiali per proteggere la vista dell’operatore, che ne sarebbe altrimenti minacciata. Oltre a questo, sono nettamente più costosi delle polveri a contrasto.

In conclusione, sia le polveri a contrasto che i prodotti fluorescenti hanno i loro vantaggi e svantaggi nell’uso della magnetoscopia. La scelta tra i due dipende da vari fattori, tra cui le dimensioni e la complessità del componente, le condizioni di illuminazione, il budget disponibile e le dimensioni dei difetti di cui si sospetta la presenza.